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Commémoration du 17 octobre à Lyon

4 novembre 2006

Le mardi 17 octobre à 14h a eu lieu à Lyon, en préambule de la réunion de rentrée de l’Ecole Doctorale, une commémoration en l’honneur de Paola. Etaient présents, notamment, à cette commémoration des membres de la famille de Paola, Luigi, Cristina, Elena, Marta, Gianmaria et Fiorella, ainsi que Philippe.

Gregory Lee a inauguré la commémoration par un discours en l’honneur de Paola. Luigi Sandri est intervenu par la suite, en français. Vanessa, moi-même, Lucie et Hongling avons terminé par la lecture d’un court texte en hommage à Paola au nom de ses collègues et amis doctorants et par le récit de trois poèmes lui étant adressés.

A suivi une minute de silence.

A l’issue de cette commémoration, une salle de l’école doctorale devrait être dédiée à Paola.

S’est tenue par la suite une exposition de photographies à laquelle furent conviés tous les participants. Cette exposition était composée d’images choisies et offertes à la mémoire de  Paola, par ses collègues et amis de Lyon. Chacun d’entre eux a voulu par le don d’une de ses photographies exprimer toutes ses pensées à Paola et ainsi lui rendre hommage. Ce geste a beaucoup touché la famille de Paola et Philippe, et ils nous en remercient.

Suivent les différentes interventions (en français et en italien) que je mettrai à jour au fur et à mesure que les textes me parviendront.

Intervention de Luigi

Lione 17/10/2006

Scusate se devo leggere questo mio intervento, ma il mio francese non e’ come quello di Paola, per cui ho chiesto ad una mia carissima amica di tradurre quello che volevo dire.

Innanzitutto un ringraziamento, un ringraziamento a questa universita’, al suo presidente signor Lavorel , al direttore della scuola dottorale di lettere signor Servet ed al professore Gregory Lee, che hanno oggi voluto onorare la memoria di Paola dedicandole uno spazio durante la cerimonia per l’apertura del vostro anno accademico ed hanno voluto ricordare la sua figura  di studente e ricercatrice intitolandole una sala’.

Il riconoscimento che oggi voi avete voluto testimoniare sulle  doti intellettuali, sulla  grande passione per lo studio e la ricerca , sull’ impegno che Paola ha sempre avuto nel perseguire i suoi obbiettivi, sempre pero’ attenta ai rapporti umani, questo riconoscimento dicevo ci conferma che quello che noi genitori pensavamo e vedavamo in Paola non era solo dettato dal nostro orgoglio di genitori, ma era un fatto reale e percepito da tutti coloro che l’hanno conosciuta sia come studente che come ricercatrice e soprattutto come persona. Qui’ a Lione all’universita’ nel dipartimento che frequentava  aveva trovato un ambiente ideale costruttivo e stimolante per i suoi studi ma soprattutto aveva trovato persone vere e sincere, siano esse state professori piuttosto che studenti o colleghi, con cui era entrata in perfetta sintonia.

Paola ultimamente mi diceva che il dipartimento presso cui studiava ed insegnava stava attraversando un momento difficile e di cio’ era molto rammaricata, mi diceva che esisteva la possibilita’ che tutto quanto fatto in questi anni, tutto l’ambiente cosi’ coeso che si era creato potesse venire disperso. In questo triste periodo ho avuto l’occasione di capire il perche’ del suo rammarico che diventerebbe anche il mio, poche volte nella mia vita ho trovato un ambiente come questo cosi’ permeato di volonta’ di conoscenza, di serieta’ nello studio e nella ricerca e nello stesso tempo un ambiente di comunita’ in cui ognuno mette a disposizione se stesso per gli altri. Io spero che il lasciare questi segni tangibili di Paola qui’ all’universita’ possa contribuire un po’ a far superare le difficolta’ del momento.

Un ringraziamento a tutti voi amiche, amici e colleghi di Paola che con la vostra presenza siete qui’ a testimoniare quanto era ed e’ forte il legame che vi ha unito a Paola in questi anni.

Devo un ringraziamento particolare a tutti coloro che ci hanno testimoniato i loro ricordi di Paola e a coloro che li hanno raccolti  per poi portarceli. E’ un regalo prezioso che prova quanto amavate Paola e quanto lei sapeva farsi amare e che conserveremo gelosamente come una pietra preziosa.

Soprattutto devo ringraziare le amiche e gli amici di Paola qui’ a Lione , ma permettetemi di  accomunare in questo ringraziamento anche tutti i suoi amici sparsi per il mondo, che ci sono stati vicini a Pechino a Creazzo e qui’ a Lione. Avete affrontato lunghi viaggi, avete rinunciato a molti vostri progetti per poterci essere accanto. La vostra presenza ed il vostro affetto sono stati motivo di consolazione, il vostro dolore ha reso un po’ piu’ sopportabile il nostro. Essere qui’ oggi assieme a voi tutti a ricordare Paola e’ si’ un rinnovare il dolore per la sua assenza, ma nello stesso tempo il sapere che nei vostri cuori c’e’ e rimarra’ un po’ della nostra bambina , lasciatemela chiamare cosi’, ci fa sembrare che essa sia ancora qui’ con noi riflessa in ognuno di voi.

Paola oltre alle sue doti intellettuali aveva anche la grande dote di creare amicizie ovunque si trovasse e poi queste amicizie riusciva  a coltivarle nel tempo ed a farle incontrare  a dispetto delle distanze e delle diversita’ nazionali e culturali. Mi piace pensare che il seme di questa sua capacita’ di creare  comunita’ vera  sincera forte e duratura oggi alberghi nelle persone che l’hanno conosciuta e che questo seme generera’ i suoi frutti magari piccoli ma che saranno come la goccia d’acqua che un po’ alla volta  buca la pietra. 

Molti di voi ci hanno detto di essere stati fortunati per aver conosciuto Paola e ci hanno ringraziato per averla cresciuta cosi’. E’ vero Paola e sua sorella Elena sono cresciute in un ambiente sereno ed attento ai valori umani che devono essere sempre presenti quando ci si rapporta con gli altri, ma questo credo sia il dovere di ogni genitore. Loro hanno fatto propri e coltivati questi valori e questa serenita’. Hanno portato avanti questi insegnamenti ed alla fine noi genitori abbiamo imparato molte cose da loro. Il nostro  modo di pensare e di rapportarci oggi, deriva anche da quello che Paola ed Elena ci hanno insegnato in questi anni. Siamo cresciuti assieme.

Voi mi avete detto che avete avuto la fortuna di incontrare Paola nella vostra vita, io allo stesso tempo dico  che noi genitori siamo stati un po’ piu’ fortunati di voi perche’ non solo l’abbiamo conosciuta ma abbiamo avuto l’onore ed il privilegio di essere stati per lei e di essere per sua sorella il loro papa’ e la loro mamma.

Vorrei chiudere questo mio intervento leggendovi tre pensieri di Paola perche’ vorrei che lei parlasse a voi attraverso me.

Il primo e’ ricavato da una lettera a sua cugina che Paola aveva scritto a maggio di quest’anno qui’ a Bron un mese prima di partire per Pechino. Vi si legge il suo desiderio di essere in famiglia e nello stesso tempo la sua volonta’ di conoscenza che le ha fatto superare le sue paure.

Dalla finestra vedo il giardino un po’ selvaggio e la notte scende dolcemente. Finalmente l’estate, le ciliege e le fragole.

Mi manca molto casa e mi manca il sentirmi al sicuro. Come quando si e’ piccoli e si ha l’impressione che sotto le spesse coperte del nostro letto, nulla possa accadere.

Al tempo stesso benedico il vento che mi ha permesso di camminare per la mia strada.”

il secondo e’ un pensiero che Paola ha scritto all’aereoporto di Vienna durante l’attesa del volo che l’avrebbe portata a Pechino per l’ultima volta, ed anche questo ci fa conoscere come Paola riusciva  superare i momenti di solitudine che inevitabilmente la accompagnavano nei suoi viaggi   

Vienna diciassette giugno

Partire, partire, partire, partire, partire, l’avere sempre di piu’ le lacrime agli occhi. Posso provare a descrivere. Posso raccontare la solitudine quando senti il motore nel tuo cervello e poi la ruota che si stacca da terra.

Prendo il volo e trattengo una lacrima.

Comincio sempre cosi’.

E poi dormo, e prima di aprire gli occhi quella paura, quello smarrimento perche’ non sento rumori a me familiari. Ne’ odori.

Dove sono? A Lione, a casa, in Cina, in un treno, in un aereo, in una macchina?

La ragione del viaggio, dopo tutti questi anni, io non l’ho ancora trovata.

Allora mi sono comperata della cioccolata.

Il terzo pensiero Paola l’ha scritto il giorno successivo al suo arrivo a Pechino ed e’ rappresentativo del suo modo di rapportarsi con la Cina e della sua ricerca di immedesimarsi nella sua cultura per farla propria al fine di comprenderla  meglio.

“Pechino diciannove giugno

Ho voluto comperare una bicicletta. Ho girato a piedi per delle ore ma neanche l’ombra di un venditore. XINXIN al telefono mi ha detto che si vedono poche biciclette in giro perche’ fa caldo. Ma la differenza salta agli occhi. Taxi nuovi e sempre piu’ macchine. Alla fine sono entrata in un negozio di articoli sportivi di fronte allo stadio del popolo e ho chiesto stanca dove avrei potuto trovare una bicicletta. Il tizio mi ha proposto di darmi la sua. OK gli dico e quello sembra esitare. Fa una telefonata. La bicicletta non era sua. Poi me la da’ per duecento kuai perche’ il vero proprietario aveva appena cambiato le ruote. Non credo di aver fatto un affare ma da come sono andate le cose mi sono sentita meglio. Mi sono detta , eccola la Cina!

COME VORREI NON SENTIRMI UNA LAOWAI  “

Che significa “vecchio straniero” e  che e’ il modo con cui i cinesi chiamano i non cinesi.

Grazie a tutti per aver sopportato la mia pronuncia

Vi abbraccio.

Lyon 17/10/2006

Veuillez m’excuser mais je vais lire le texte de mon intervention car mon français n’est pas à la hauteur de celui de Paola. J’ai donc demandé à une amie de me traduire ce que je souhaitais vous dire.

Avant tout je tenais à remercier l’Université, son président Monsieur Lavorel, Monsieur Servet, directeur de la section lettres et Monsieur Gregory Lee qui aujourd’hui ont voulu honorer la mémoire de Paola en lui consacrant ce temps, lors de la cérémonie d’ouverture de l’année universitaire. Ils ont souhaité évoquer, à la fois l’étudiante et le chercheur qu’elle fut, en donnant son nom à une salle.

La manière dont vous prenez aujourd’hui en compte les capacités intellectuelles de Paola, son amour des études et de la recherche, son implication constante pour atteindre ses objectifs tout en restant toujours attentive aux rapports humains, cette prise en compte disais-je, nous confirme que, ce que nous parents, percevions en Paola, n’était pas uniquement dicté par notre orgueil parental mais était bel et bien ressenti par ceux qui l’ont connue en tant qu’étudiante, chercheur ou tout simplement en tant que personne.

Ici à Lyon, à l’université et dans ce département, elle avait non seulement trouvé l’atmosphère idéale, constructive et stimulante pour ses études mais elle y avait avant tout rencontré des personnes vraies et sincères, parmi les professeurs les étudiants et ses collègues ; elle se sentait en parfaite harmonie avec eux..

Ces derniers temps Paola me disait que le département où elle étudiait et enseignait à la fois traversait une période difficile et cela l’affectait. Elle craignait que tout ce qui avait été créé au fil du temps, que toute cette cohésion, soit mise à mal et se perde. En cette triste période, j’ai eu l’occasion de comprendre la raison de ses regrets que j’allais partager car j’ai rarement eu l’occasion dans ma vie de découvrir un lieu comme celui-ci, plein du désir de connaissance, de sérieux dans les études et la recherche, un lieu qui est également une communauté où chacun se met au service des autres. J’espère qu’en laissant ces signes tangibles de Paola dans ces murs nous pourrons modestement contribuer à faire vivre vos projets.

Je remercie tous les amis et collègues de Paola ; par votre présence, vous témoignez de la force des liens qui vous ont unis à Paola au fil du temps.

Je tenais à remercier très particulièrement tout ceux qui nous ont transmis leurs souvenirs de Paola, ceux qui les ont rassemblés et nous les ont apportés. C’est un cadeau précieux qui prouve à quel point vous aimiez Paola et combien elle savait se faire aimer de vous. Nous le conserverons tel une pierre précieuse.

Mes remerciements vont également aux amis de Paola ici à Lyon, et je voudrais y associer ses amis du monde entier qui ont été proches de nous à Pékin, à Creazzo et ici à Lyon. Vous avez affronté de longs voyages, vous avez renoncé à vos projets pour être à nos cotés. Votre présence et votre affection ont été pour nous source de consolation et votre peine a rendu notre douleur un peu plus supportable. Etre rassemblés ici, aujourd’hui, pour nous souvenir de Paola renouvelle certes la douleur de son absence, mais en même temps, savoir que dans vos cœurs il y a, et il restera, un peu de notre petite fille (laissez moi l’appeler ainsi), nous donne l’impression qu’elle est encore là, avec nous, reflétée en chacun de vous.

En plus de ses dons intellectuels, Paola avait aussi l’immense capacité de susciter l’amitié où qu’elle se trouve. Ces amitiés elle réussissait à les cultiver dans la durée, à les faire se rencontrer malgré les distances, les diversités culturelles ou les nations. Je me plais à penser que le germe de sa capacité à faire naître une communauté vraie, sincère, durable, portera ses fruits, des fruits modestes mais qui seront comme la goutte d’eau qui, peu à peu, traverse la pierre.

Vous avez été nombreux à dire que vous avez eu la chance d’avoir connu Paola et vous nous avez remerciés de l’avoir fait grandir telle qu’elle était. C’est vra, Paola et sa sœur Elena ont grandi dans une ambiance sereine et attentive aux valeurs humaines qui doivent toujours rester présentes dans nos rapports avec autrui, mais je pense que c’est le devoir de tout parent de les élever ainsi. Nos filles ont su s’approprier ces valeurs, cette sérénité et les cultiver. Elles ont transmis ces enseignements et en fin de compte, nous, leurs parents, avons appris beaucoup d’elles. Notre façon de penser, de nous comporter aujourd’hui, a été façonné par ce que Paola et Elena nous ont appris au cours de ces années. Nous avons grandi ensemble.

Vous m’avez dit que vous avez eu la chance de rencontrer Paola dans votre vie, mais en même temps je dis que nous, ses parents, avons eu une chance encore bien plus grande, car non seulement nous l’avons connue, mais nous avons eu l’honneur et le privilège d’avoir été pour elle et d’être pour sa sœur leur « papa et leur maman » 

Je souhaiterais conclure en vous lisant trois pensées de Paola car je voudrais qu’elle parle à travers moi.


La première est extraite d’une lettre que Paola avait adressé à sa cousine au mois de mai dernier. Elle écrivait de Bron un mois avant son départ pour Pékin. On y lit son désir d’être en famille et sa soif de connaissance qui lui a fait dépasser sa peur.

De ma fenêtre  je vois le jardin un peu sauvage et la nuit tombe doucement. Finalement voici l’été, les cerises et les fraises. La maison me manque beaucoup, tout comme la sensation de me sentir en sécurité, comme lorsque l’on est enfant et que, sous les couvertures épaisses de notre lit, on a l’impression que rien ne peut nous arriver.

En même temps, je bénis le vent qui m’a permis de marcher pour ma route.

Le second passage, Paola l’a écrit à l’aéroport de Vienne en attendant le vol qui devait l’emporter à Pékin pour la dernière fois.. Ce texte lui aussi nous révèle comment Paola parvenait à dépasser les moments de solitude qui inévitablement l’accompagnaient lors de ses voyages.

Vienne le dix sept juin :

Partir, partir, partir, partir, partir et avoir toujours plus les larmes aux yeux. Je peux tenter de décrire. Je peux raconter la solitude au moment où l’on sent le vrombissement du moteur dans son cerveau et puis les roues qui s’arrachent à la terre. Je décolle et je retiens une larme. Cela commence toujours ainsi. Et puis je dors et juste avant d’ouvrir les yeux c’est la peur, l’égarement car je n’entends pas les bruits familiers ni ne retrouve les odeurs.

Où suis-je ? A Lyon, à la maison, en Chine, dans un train, en avion, en voiture ?

Pourquoi voyager ? Après toutes ces années je ne le sais toujours pas.

Alors, j’ai acheté du chocolat.

Le dernier passage a été écrit au lendemain de son arrivée à Pékin. Il représente bien, les rapports qu’elle entretenait avec ce pays et sa recherche pour s’identifier à sa culture, pour se l’approprier, pour mieux la comprendre.

Pékin le dix-neuf juin :

J’ai voulu acheter un vélo. J’ai marché pendant des heures sans voir l’ombre d’un revendeur.

XinXIN m’a dit au téléphone que l’on voit peu de vélos dans les rues car il fait chaud. Mais la différence saute au yeux. Des taxis flambants neufs et de plus en plus de voitures. A la fin je suis rentrée dans un magasin d’articles de sport situé en face du stade du peuple et, fatiguée, j’ai demandé où je pouvais trouver un vélo. Le type me propose le sien. Je lui dis OK et le voilà qui semble hésiter. Il passe un coup de fil. Le vélo ne lui appartient pas. Puis il me le laisse pour deux cent kuai car le vrai propriétaire vient de changer les pneus. Je ne pense pas avoir fait une affaire mais étant donnée la manière dont les choses se sont passées je me suis sentie mieux. Je me suis dit : c’est ça la Chine ! JE VOUDRAIS TELLEMENT NE PAS ME SENTIR UNE LAOWAI.

Cette expression signifie « vieil étranger ». C’est la manière dont les Chinois désignent ceux qui ne le sont pas.

Merci à vous tous d’avoir supporté ma prononciation. Je vous embrasse.

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